Come effettuare la clorazione d’urto dell’acqua della piscina
La clorazione shock è un trattamento d’urto dell’acqua che ha lo scopo di disinfettare l’acqua in maniera vigorosa, per ripristinare le condizioni ottimali per la balneazione. A questo scopo, viene impiegata una quantità di cloro maggiore rispetto al normale, per rimuovere alghe, batteri e particelle organiche.
Quando eseguire la clorazione shock
Il trattamento d’urto dell’acqua della piscina avviene di solito in tre momenti:
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quando si riapre la piscina dopo un periodo di inattività;
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quando si prepara la piscina alla chiusura invernale;
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quando l’acqua si fa torbida a causa della presenza di alghe.
Durante la stagione estiva, le condizioni atmosferiche portano organismi inquinanti in piscina che possono provocare la proliferazione di alghe. In questo caso, anche in presenza di trattamenti chimici eseguiti correttamente, può accadere che la concentrazione di cloro non sia sufficiente e si renda necessario agire con una terapia d’urto, immettendo nella vasca quantità più elevate di cloro per alcune ore. Tale terapia d’urto va eseguita anche nei delicati momenti dell’apertura o chiusura della piscina, per assicurarsi di “mettere a riposo” la piscina con acqua pulita o ricominciare a utilizzarla in tutta sicurezza.
Quale cloro usare per il trattamento d’urto
Un efficace trattamento shock per la piscina richiede l’impiego del dicloro, contenente il 60% di cloro utile. Questa variante del normale cloro è particolarmente efficace non soltanto per la sua composizione chimica, ma anche per la rapida dissoluzione, che garantisce un’azione tempestiva senza lasciare residui idrosolubili nell’acqua. Il dicloro permette di prolungare la durata del cloro nell’acqua, aiutando a ridurre i consumi anche nelle giornate in cui la piscina è maggiormente scoperta ed esposta agli agenti esterni. In alternativa, si può usare il tricloro al 90%, che però si scioglie più lentamente ed è più difficile da usare; bisogna infatti prestare attenzione a non gettarlo mai direttamente in vasca se è presente un rivestimento in liner e anche quando lo si versa negli skimmer, in quanto i grani del tricloro potrebbero risultare abrasivi per le parti interne della pompa.
Come effettuare la clorazione shock
Ma quali sono nel dettaglio i passaggi da seguire per effettuare correttamente la clorazione shock?
Controllo dei parametri chimici dell’acqua
Il pH dell’acqua è un valore fondamentale da monitorare prima di procedere con la clorazione shock, dal momento che un valore sballato del pH potrebbe compromettere l’intera operazione. Per ottenere un trattamento corretto, quindi, occorre verificare che il pH sia intorno ai 7,2 circa, in ogni caso al di sotto di 7,6. Attenzione anche al pH troppo basso, perché se si scende al di sotto della soglia di 7,2 potrebbe verificarsi la corrosione delle parti metalliche. Allo stesso modo, bisogna controllare anche la concentrazione di acido cianurico, che deve essere intorno ai 60 ppm. L’acido cianurico è una sostanza presente nel dicloro e nel tricloro ed impedirne la degradazione, talvolta causata dall’azione dei raggi ultravioletti. Tuttavia, se l’acido cianurico è presente in acqua in concentrazioni superiori al dovuto, il cloro perde la sua efficacia. Lo shop online di Centro Italia offre vari pool tester per consentirvi di monitorare i parametri chimici dell’acqua e intervenire tempestivamente dove necessario, per esempio attraverso i nostri regolatori di pH. Per ulteriori chiarimenti sul monitoraggio dei parametri chimici della piscina, vi rimandiamo a questo approfondimento.
Dosaggio del cloro
Per la clorazione d’urto, il nostro consiglio è quello di utilizzare circa 15/20 grammi di dicloro per ogni m3 d’acqua, ovvero circa il doppio della quantità impiegata per la normale clorazione. Per esempio, se consideriamo una piscina di 100 m3 si dovranno versare dai 1.000 ai 1.500 grammi di cloro in polvere. Molto dipende anche dal livello di sporcizia della piscina e da quanto volete attendere prima di bagnarvi nuovamente. Dopo una clorazione d’urto, infatti, non è possibile fare il bagno fino a quando il valore del cloro attivo libero è superiore ai 1 ppm, quindi la piscina potrebbe essere inutilizzabile per 2 o 3 giorni circa.
Inserimento del cloro in piscina
È bene non versare direttamente il cloro in piscina, ma porlo in un recipiente dove sono contenuti circa 20 litri d’acqua, per mescolare fino al completo scioglimento del prodotto. Dopo aver attivato l’impianto di filtrazione della piscina e averlo impostato su “ricircolo” per favorire la distribuzione omogenea del cloro, si può versare il tutto in acqua. Si ricorda di svuotare il contenuto in piscina lentamente per evitare getti dannosi per la pelle.
Monitoraggio
Come già precisato, la piscina sarà inutilizzabile per diverse ore dopo il trattamento shock. Prima di rimetterla in funzione si verifica il cloro residuo e, se troppo elevato, si procede con un riduttore o si attende che si ripristini il valore corretto per la balneazione.
E se l’acqua rimane torbida?
In alcuni casi, può accadere che l’acqua rimanga verde e/o torbida anche alla fine del trattamento shock. Questo succede perché talvolta in acqua sono presenti delle microparticelle sospese di piccolissime dimensioni, che non riescono a essere individuate e trattenute dal sistema di filtrazione. Per queste evenienze esistono appositi prodotti, i flocculanti per piscine, studiati per catturare le particelle di sporco più piccole per crearne altre più grandi che vengono trattenute dai filtri. In commercio esistono flocculanti liquidi e in pastiglie e possono essere dei validi alleati per agire su vari tipi di particelle in sospensione: alghe, materia organica, residui di calcio, magnesio e metalli e sporcizia introdotta dalle intemperie o dai bagnanti.